domenica 11 novembre 2012

L' oppio dei giornali e i misteri cinesi



Dal Wall Street Journal del primo novembre:

"Opium cultivation in Southeast Asia's main poppy growing countries has more than doubled over the past six years dirven largely by rising heroin demand in China and despite recent efforts by regionale governmentes to eradicate the crop, the United Nations' narcotic office said in a report released Wednsday…". Eccetera, eccetera…

Forse l' oppio viene dato per qualche via misteriosa anche a coloro che seguono la Cina e a coloro che scelgono gli argomenti per gli articoli sui giornali. Forse andrebbe fatto un piccolo sforzo in piu' per capire cosa succede nel Paese che ha la seconda economia del mondo e probabilmente e' il piu potente - quindi importante - del mondo dopo gli Stati Uniti (dai quali, invece, tutti ci informano sui dettagli dell' affaire extra-coniugale di David Petraeus, dedicandogli pagine e pagine come se dovesse veramente importarcene qualcosa…).

Tutti (o quasi) si sono accorti che la Cina e' ancora governata dagli "elders", i vecchi, vecchissimi dirigenti, che oggi sono persone piuttosto grige (in senso politico  e intellettuale, perche' i capelli se li tingono tutti, con la lodevole eccezione di Zhu Rongji) e questo e' gia' qualcosa.

Ma ci sono almeno due cose importanti che sono sparite o quasi dalle pagine dei giornali (in particolare italiani, che quando si tratta di provincialismo e superficialita' non sono secondi a nessuno):

1. I 70 tibetani che si sono dati fuoco per protesta. Scusate se insisto. Direte, come mi ha detto una volta un funzonario cinese, che sono un ''amico del Dalai Lama" (che ho visto una volta in vita mia, per un' intervista) ma provate a pensare se 70 persone si fossero date fuoco in Sicilia, per protestare contro la politica di Monti…

2. La sparizione dell' erede al trono Xi Jinping, che per due settimane in settembre non si e' visto ne' sentito, poi e' riapparso come se niente fosse. Pensate se a sparire fosse stato Bersani…

detto questo, mi sembra di un certo interesse l' intervista che ho fatto ieri per l' ANSA ad un intellettuale "vicino" allo stesso Xi Jinping:

 ANSA-INTERVISTA/ CINA: RIFORMISTA DENG, BASTA IMMOBILISMO
PARLA COLLABORATORE XI, PIU' DEMOCRAZIA ANCHE CON PARTITO UNICO
                         (di Beniamino Natale)
  (ANSA) - PECHINO, 10 NOV - E' arrivato il momento di uscire dall'immobilismo politico e mettere mano alle riforme, ma senza "copiare la democrazia occidentale: ci può essere più libertà per i cittadini anche in un sistema a partito unico". Così interpreta il momento di svolta a Pechino Deng Yuwen, 44 anni, vicedirettore della rivista della Scuola del comitatcentrale del Partito comunista cinese, l' "università" nellaquale si formano i dirigenti  e di cui è presidente Xi Jinping, grande protagonista del 18.o congresso del Pcc. 
In un'intervista all'Ansa Deng precisa di non essere un portavoce di Xi, che la settimana prossima verrà eletto segretario del Pcc e in primavera presidente della Repubblica Popolare "Non posso dire di essere un suo portavoce, esprimo idee mie che solo in parte riflettono il pensiero della nuova generazione di dirigenti". Ma è lecito pensare che il leader emergente, in quanto suo superiore, non consideri assurde le suei dee.
   Deng, piccolo, vestito modestamente, ma brillante e precisoquando espone le sue tesi, pensa che il "nuovo imperatore" Xi Jinping, avrà bisogno di un paio di anni di tempo per dimostrare il suo volto riformista. E dovrà agire ampliando la democrazia all' interno del Partito, prendendo misure concreto contro la corruzione, oltre a rafforzare il ruolo dell' Assemblea nazionale del popolo (la versione cinese di un Parlamento) e  a"migliorare l' applicazione" dell' unica forma di democrazia attualmente esistente in Cina, l' elezione dei comitati di villaggio.
    "Non bisogna aspettarsi molto sul terreno della privatizzazione delle imprese le Soe (le imprese statali), sono la base economica del Partito Comunista" , ammonisce Dengsalito nelle scorse settimane alla ribalta per aver scritto su Study Times un articolo estremamente critico verso i dirigenti uscenti, il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao. "I loro errori principali - ha spiegato - sono quelli di aver permesso l' enorme crescita delle differenze sociali, cosa che ha portato ad una vera e propria crisi di legittimazione del Partito, che ora deve recuperare". 
   Deng però riconosce anche i meriti della dirigenza uscente che, come lo stesso Hu Jintao ha ricordato nella sua relazione al Congresso giovedì scorso, ha presieduto ad un "decennio d' oro" per la crescita dell' economia e la modernizzazione della società della Cina. "Il Paese esce da questo decennio più forte, inoltre hanno messo l' accento sulle condizioni di vita dei settori più poveri della popolazione…e l' abolizione delle imposte sull' agricoltura è stata estremamente importante".   Ora c'é spazio per le riforme politiche, pur senza uscire dal solco del partito unico. "Per esempio, la Costituzione garantisce diritti che in realtà non vengono rispettati, come quello di parola e quello di riunione", afferma. Però precisa di non ritenere che il caso di Liu Xiaobo, l' intellettuale e premio Nobel per la pace condannato a 11 anni di prigione peraver scritto e promosso il documento anti-partito unico Charta 08, rientri in questa problematica: "Liu non si è limitato a parlare ma ha agito, ha convinto tante persone a firmare, e ha preso l' iniziativa di scrivere il documento", sostiene, e ricorda che altri firmatari di Charta 08 non hanno avuto problemi con la giustizia.(ANSA).








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