mercoledì 26 settembre 2012

Asia, la possibile guerra futura

 Cina-Giappone. Oppure India-Pakistan o India-Cina. Thailandia-Cambogia o Indonesia-Malaysia (per via del Borneo). No, non e' una nuova edizione del Risiko. Oggi le economie di questi e degli altri Paesi sono interdipendenti, nessuno ha veramente da guadagnare da una guerra, eccetera. Vero. A proposito delle polemiche sulle Senkaku-Diaoyu (o viceversa), che ha ispirato il pezzo che ho scritto ieri per l' ANSA e che pubblico qui sotto,  la notizia di oggi e' buona. I ministri degli esteri di Cina e Giappone si incontreranno ai margini dell' Assemblea Generale dell' Onu. Il dialogo sta quindi riprendendo e i giorni delle rabbiose manifestazioni nazionaliste (soprattutto in Cina) sembrano finiti. Pero'…facciamo un paio di considerazioni. Molti di questi Paesi - basti pensare a Cina ed India - hanno confini indefiniti. A parte le isole del Pacifico la "presa" dei governi su parte dei territori da loro controllati e' incerta (per es.il Tibet per la Cina, il Kashmir per l' India, il Baluchistan per il Pakistan…e le Senkaku per il Giappone…) e alcune di queste sono potenze emergenti (Cina e India) o potenze affermate (il Giappone), oppure non-potenze sull' orlo della disgregazione (il Pakistan)…in tutti questi Paesi l' identificazione nazionale e' ancora forte - basti pensare alla facilita' con la quale il governo di Pechino riesce a mobilitare l' opinione pubblica anche su una questione storicamente molto controversa come quella delle isole - e tutti danno ancora grande importanza al possesso del territorio…Pensate che forza avrebbe un mercato unico   non dico di tutta l' Asia ma composto solo da Giappone-Corea-Cina: popolazione, innovazione, finanza, armamenti…avrebbe tutto dalla sua parte e se non si fa, e' proprio perche' in questi Paesi ancora esiste un forte senso dell' identificazione nazionale che e' piu' forte di tante altre, pur importanti considerazioni…be', mi pare che ce ne sia abbastanza per rifletterci su…
Ecco l' articolo:


ANSA/ CINA VARA PRIMA PORTAEREI, ALTA TENSIONE CON GIAPPONE
'LIAONING' DA OGGI IN MARE, PUO' TRASPORTARE 30 CACCIA J-15
(di Beniamino Natale)
   
(ANSA) - PECHINO, 25 SET - La prima portaerei cinese da oggi é in mare. Pechino l'ha formalmente messa in servizio nel pieno dell'alta tensione con il Giappone per la disputa sulle isole Diaoyu-Senkaku, controllate da Tokyo e rivendicate, oltre che
dalla Cina, anche da Taiwan.
   Il ministero della Difesa ha affermato che l'acquisizione della portaerei, battezzata 'Liaoning', "alzerà il livello operativo di tutta la marina cinese", oltre a "contribuire a proteggere con efficacia la sovranità, la sicurezza e lo
sviluppo" del Paese.
  Secondo gli esperti, la portaerei - una vecchia nave acquistata dall'Ucraina e rimessa in funzione - servirà soprattutto all'addestramento in vista dal varo della prima
portaerei prodotta interamente in Cina, che dovrebbe avvenire non prima del 2015. La nave, che gli ucraini chiamavano Varyag, fu venduta nel 1998 alla marina di Pechino, che ha dato il via nel 2002 ai lavori di rinnovamento. Nella sua nuova versione, la portaerei avrà un equipaggio di duemila persone e potrà trasportare trenta caccia del modello J-15, prodotti interamente in Cina.
   Ma l'annuncio della messa in stato operativo della Liaoning assume un evidente significato di ammonimento mentre la tensione con Giappone per le Diaoyu-Senkaku è alta e ha coinvolto anche Taiwan, che ha inviato centinaia di pescherecci nelle acque
territoriali delle isole. La scelta del momento potrebbe essere legata anche all'imminenza del 18/esimo Congresso del Partito Comunista Cinese (Pcc), che si dovrebbe svolgere in ottobre e che dovrebbe dare il via ad un delicato processo di rinnovamento
dei vertici del Partito e dello Stato.
   Dalla fine del secolo 19/esimo le Diaoyu-Senkaku sono sotto il controllo del Giappone. Il viceministro degli Esteri cinese, Zhang Zhijun, ricevendo oggi il suo omologo giapponese, ha affermato che la Cina "non tollererà azioni unilaterali in violazione della sua sovranità", aggiungendo che il Giappone deve "abbandonare le illusioni e correggere i suoi errori". Pechino ha anche diffuso un "libro bianco" sulle isole contese, nel quale si afferma tra l'altro che "le pretese" del Giappone sulle Diaoyu-Senkaku "non hanno una base storica".
   Oltre che con Giappone e Taiwan nel Mar della Cina Orientale, la Cina ha in corso dispute territoriali nel Mar della Cina Meridionale con Vietnam, Filippine, Malaysia e Brunei. Pechino ha chiesto agli Usa di rimanere neutrali in queste dispute, che coinvolgono alcuni dei suoi principali alleati nella regione. Durante il suo recente viaggio in Asia, con una tappa anche a Pechino, il segretario di Stato americano Hillary
Clinton ha invitato la Cina e gli altri Paesi interessati a risolvere le questioni aperte "senza coercizione, senza intimidazioni e certamente senza l'uso della forza".(ANSA).




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