domenica 23 settembre 2012

"J" come Jakarta


Xi Jinping e' riapparso, le manifestazioni anti-giapponesi sono finite, la data del Congresso non e' ancora stata annunciata...in attesa di novità' dal fronte, pubblico due o tre considerazioni sul provincialismo che contraddistingue i giornalisti italiani e altri autorevoli esponenti del Bel Paese...

Jakarta si scrive con la "J". Lo sanno tutti ma andate a spiegarlo ai giornalisti italiani! Loro continuano a parlare di un luogo immaginario chiamato Giacarta, la cui esistenza e' dubbia almeno quanto quella di Paperopoli. E non c' e' verso di convincerli del contrario! Credete a me, che ci provo invano da una trentina d' anni…nel corso di questi anni, alti dirigenti di importanti organi d' informazione  mi hanno detto - e' il caso di un papavero di Rai3 nel 2000 - frasi come  "l' Afghanistan l' abbiamo gia' fatto"…che cavolo voglia dire ancora me lo domando ma il servizio, che parlava tra l' altro di un certo Osama bin Laden, non lo compro' (poi venne il 9/11, ma questa e' un' altra storia…) . Lasciamo da parte i brutti ricordi e procediamo. 
Il provincialismo di chi insiste a non guardare oltre il proprio ombelico, non riguarda solo noi scribacchini ma, sfortunatamente, investe anche altri campi dell' attivita' umana e ha fatto - sta ancora facendo - al nostro amato Paese danni incalcolabili. Una sua inspiegabile caratteristica e' che e' selettivo…si puo' pensare a quella consigliera di una Importante Regione Italiana (IRI) che per spiegare alle puttane che dovevano andare a letto con il capo cominciava con un ''ti briffo''... Oppure a quel Ministero della Repubblica  chiamato “del Welfare”…perche’ i nostri Aristogitoni non lo scrivono “Uelfer”? Boschh….
Ma veniamo ad un esempio di dannoso provincialismo piu’ vicino a noi. Sicuramente tutti conoscete quell' attempato capitano d' industria oggi presidente di un noto thinktank (come si traduce in Italico? Io non ci provo nemmeno)  che ogni anno organizza viaggi di giornalisti in Tibet per convincerli che sul Tetto del Mondo si vive liberi e felici…la sua ingenua speranza e' che questo gli apra degli spazi nel nuovo Paradiso del Consumo (del resto di la da venire, come tutti I Paradisi)…Peccato che 30 anni fa, quando era CEO (anche se allora si diceva in un altro modo) di un' III (Importante Impresa Italiana) non si era accorto che la Cina esisteva, che si stava aprendo, e che era il mercato del futuro. Nel frattempo i concorrenti dell' Importante Impresa Italiana si davano da fare e oggi che la Cina e' il mercato del presente, si guardano bene dal mollarlo ai suoi eredi, maglioni o non maglioni…Basta, non voglio briffarvi piu' a lungo, cari lettori. Ma vi prego, pensateci su: Jakarta si scrive con la J e con la K. E non per questo si legge Iacarta.





2 commenti:

  1. Vogliamo anche spiegare che 'pakistano' si scrive con la K e non 'pachistano'? O, per evitare ulteriori correzioni d'ufficio su varie testate dobbiamo cominciare, di conseguenza, a scrivere italicamente 'Pachistan' invece che Pakistan?

    RispondiElimina
  2. Meglio tardi che mai...rispondo: si, pakistano, pakistano e pakistano...

    RispondiElimina